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Dopo 7 anni riparte un confronto tra Confederazioni e Confindustria

Si parla di lavoro, dei salari e del caro vita, della sicurezza, del rinnovo dei contratti e della rappresentanza, della politica industriale e del costo dell’energia e altro ancora, ma non ESISTE una piattaforma unitaria, è necessario ricostruire unità d’intenti tra Cgil, Cisl e Uil.
Questa nota è scritta in base alle dichiarazioni rilasciate dopo l’incontro del 26 giugno.
In questa estate rovente che ben evidenzia che la crisi climatica è una realtà e non una fisima di studiosi e ambientalisti, anche sul fronte delle relazioni sociali qualcosa si, “scongela”.
Ritengo importante l’incontro tra Confindustria e le Confederazioni Sindacali che si è svolto il 26 giugno a Roma perché, dopo tanto tempo di vuoto relazionale ci si rimette a confrontarsi e si pone al centro il lavoro, la sicurezza, i diritti, la contrattazione, i salari e la politica industriale. Ma attenzione: non tutto è oro quel che luccica. Dietro la facciata di un dialogo riaperto si nascondono e non sono superate le profonde divergenze tra le tre sigle sindacali, e se non verranno mediate rischieranno di rallentare o far fallire il confronto.

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Vivere nella policrisi. Resistere alla barbarie quotidiana

Vivere nella policrisi.
Resistere alla barbarie quotidiana
Di: Savino Pezzotta
Da: LA BARCA E IL MARE
– Chiesa e Dintorni –
Oggi più che mai, il termine policrisi sembra calzare a pennello per descrivere la realtà del nostro tempo: un intreccio di crisi economiche, ecologiche, politiche e sociali che si alimentano a vicenda, creando un clima di incertezza e instabilità.
Non si tratta solo di un insieme di problemi separati, ma di un sistema complesso dove tutto è connesso. Se c’è un tema che definisce il nostro tempo, è proprio questo: la sensazione di vivere in un’epoca in cui tutto si sovrappone e si complica.

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Può il sindacato tornare a parlare a tutti?

Descrizione
Un tempo, il sindacalismo confederale – Cgil, Cisl e Uil – era il simbolo della lotta, della giustizia, della solidarietà. Oggi, per molti, il sindacato è solo una sigla lontana, burocratica, a volte persino autoreferenziale. Da vecchio iscritto alla Cisl non posso fare a meno di chiedermi: come siamo arrivati a questo punto? E cosa racconta questo cambiamento sulla società in cui viviamo?

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UNA SVOLTA A DESTRA INNATURALE E DA RESPINGERE

Il fatto più preoccupante in relazione alla nomina di Sbarra a sottosegretario nel governo Meloni è stato il commento, a nome della Cisl, della segretaria generale Daniela Fumarola.
Perché esprimere “profonda soddisfazione” e promettere “piena disponibilità a collaborare” lascia vedere, in maniera implicita quanto chiara, che siamo di fronte ad un patto politico.
Uno scambio che ha come oggetto il coinvolgimento della Cisl in alleanze estranee alla sua storia.

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Idee per una diversa strategia di azione unitaria confederale e per la partecipazione diretta delle rappresentanze di base e dei lavoratori

Proposte dell’Associazione Prendere Parola
Il 31 maggio 2025, presso il circolo Acli Giovanni Bianchi di Lambrate, si è svolta
la riunione dell’Associazione PRENDERE PAROLA, anche con collegamento da remoto per i soci che non hanno potuto
essere presenti. Il dibattito ha affrontato diverse tematiche – compreso il No alla guerra e al riarmo degli eserciti nazionali – ponendo attenzione a due questioni sindacali:
1 – la distribuzione della ricchezza in Italia, la questione salariale con particolare attenzione alla difesa del potere d’acquisto eroso significativamente negli ultimi 30 anni, con impatto sulle persone, in particolare sui lavoratori con stipendi fissi e sui pensionati.
2 – la democrazia sindacale, la partecipazione alle scelte degli iscritti e dei lavoratori, recuperando i contenuti discussi
nel convegno di Bologna1“Democrazia nei partiti, democrazia nei sindacati: organizzazioni di rappresentanza e loro
trasformazioni” ricordando il pensiero di Domenico Cella, compianto co-fondatore di Prendere Parola.

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Senza salario non si riparte

Senza salario non si riparte (recensione ad Andrea Garnero – Roberto Mania, “La questione salariale”, Egea 2025, pp. 128, eur. 14,90)
Qual è il rapporto di reciproca dipendenza che lega il salario alle altre variabili (produttività, profitti, inflazione, occupazione, eccetera) su cui valutare l’efficienza di un sistema produttivo, la
razionalità della distribuzione della ricchezza, l’efficacia delle regole di un sistema collettivo di determinazione delle retribuzioni? E, per dire la stessa cosa in termini politici, la moderazione salariale di questi ultimi decenni va ora messa da parte nell’interesse non solo del lavoro ma di tutto il paese? Queste domande sono stimolate dalla lettura di questo libretto; questioni per dare risposta alle quali è necessaria una breve ricostruzione degli antecedenti che rimetta in discussione alcuni degli assunti consolidati, fino a sclerotizzarsi, nel confronto politico e sindacale.

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8-9 giugno 2025 – Consultazione Referendaria di Nino Vialba – maggio 2025

– Non è certo mia intenzione fare di questa iniziativa l’occasione per una lezione sul tema referendum come indicato dalla Costituzione nelle sue diverse forme e modalità.
– Ma un inquadramento generale mi sembra opportuno, non tanto in relazione ai cinque quesiti referendari sui quali siamo chiamati ad esprimerci l’8 e il 9 giugno, ma principalmente sull’istituto referendario che, in quanto tale, è oggi oggetto di valutazioni politiche che tendono a negarne la validità e l’utilità.

In questo quadro anche l’invito a non andare a votare risponde più alla logica della messa in
discussione dell’istituto referendario che alla legittima modalità con cui si esprime il proprio
punto di vista e la propria volontà.

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Referendum 2025

Prima votiamo … e poi al mare.
“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.” (Art. 48 Costituzione – Parte l, Titolo lV)
Domenica 8 e lunedì 9 giugno i cittadini italiani sono chiamati al voto su cinque referendum popolari in materia di disciplina del lavoro e cittadinanza